martedì 17 gennaio 2012

La Romania tra lacrime e sangue

Dopo Grecia ed Italia anche nell'estremo est dell'Europa la crisi finanziaria si fa sentire e coinvolge uno dei paesi più poveri dell'unione: la Romania. Ieri per le strade di Bucarest a manifestare, non erano i black bloc ne i centri sociali che tanto temono i media occidentali, ma per le strade della capitale a esprimere la propria rabbia c'era il popolo, che è stanco delle misure di austerità che i governi propongono per affrontare la crisi economica. Ieri in piazza si sono verificati pesanti scontri, circa 70 feriti dopo le cariche degli agenti in assetto anti-sommossa che hanno presidiato la manifestazione. Pesano in Romania le pesanti misure di austerità che sono state deliberate dal governo: taglio del 20% dei salari e soprattutto gli ingenti tagli alla sanità che hanno portato il sottosegretario alla sanità Raed Arafat alle dimissioni. In verità le decisioni del governo sono state deliberate dopo che il Fondo Monetario Internazionale ha prestato 20 miliardi di euro al paese per ristabilirsi dalla crisi e l'esecutivo ha risposto, contro la volontà generale della cittadinanza, con dei tagli draconiani.
In Romania il malcontento è molto alto, poiché la gente denuncia il basso potere d'acquisto e dei salari troppo bassi per vivere in modo dignitoso e quindi per raggiungere quella soglia di benessere economico che dovrebbe essere la base di tutte le società civili affinché la gente possa vivere decorosamente. Basti pensare che la Romania è al quarantesimo posto nella lista dei paesi per PIL e al sessantaseiesimo posto nella lista degli stati per PIL pro - capite, quest'ultimo è il dato più rilevante poiché misura il benessere della popolazione. A pesare maggiormente sulla situazione economica dei romeni, è il fatto che il salario medio di un adulto è di 300/350 euro al mese e un pensionato che abbia lavorato per 37 anni si ritrova con una pensione che ammonta a 160 euro mensili. Troppo poco per un paese che dovrebbe essere considerato civile ed è proprio per questo problema che è alto il tasso di emigrazione dal paese verso il resto d'Europa. Intanto il primo ministro Boc ha dichiarato alla stampa già di voler prendere decisioni molto severe nei confronti di tutti coloro che hanno provocato gli scontri, poiché il governo non può tollerare che in una situazione di emergenza il popolo scenda in piazza e crei dei disordini. Per ora si registrano 70 feriti e 240 arrestati, quest'ultimi verranno processati per direttissima.
Quello della Romania è soltanto uno degli ultimi esempi del malcontento popolare dinanzi alle misure di austerità che il governo è costretto a deliberare per pagare il debito contratto con l'Europa. Gli esecutivi dei vari paesi occidentali, ritengono più semplice, in mancanza di denaro, immetterne nuovo in circolazione chiedendolo in prestito all'Europa. Di conseguenza non si fa nulla per incentivare politiche che potrebbero portare all'incremento della produzione e quindi, se ciò non accade, incrementa la disoccupazione e si disincentiva la crescita economica reale di un paese. Questo è quello che sta accadendo in Romania, ma che è già si è verificato nel nostro paese, seppur con danni minori rispetto al paese dell'estremo est Europa.

0 commenti:

Posta un commento