lunedì 13 febbraio 2012

La Troika ha la meglio sulla Grecia nonostante la rabbia del popolo

Laboratorio Occupato Insurgencia

Il Parlamento greco ha approvato il piano di austerità, che permetterà alla Grecia di ottenere un prestito di 130 miliardi di euro dall'Europa per far fronte alla crisi economica e per evitare il rischio default che comprometterebbe tutti i paesi della "zona euro".
Ad Atene nei pressi del Parlamento, fin dalla mattinata di ieri, si respirava un clima di rabbia tra i manifestanti che si sono scontrati fino a tarda notte con le forze dell'ordine. Secondo alcune fonti, sono 120 le persone ferite e tra loro ci sono 50 poliziotti e 70 manifestanti. Molteplici sono stati gli attacchi incendiari a istituti finanziari e alle varie agenzie lungo le strade della città. Stamattina ad Atene ci si è svegliati con l'odore acre dei lacrimogeni che la polizia ha lanciato contro i manifestanti, nel tentativo di far sgomberare la piazza per permettere che all'interno del Parlamento si potesse svolgere la seduta di voto senza nessun rischio.
Addirittura il sindaco di Atene Giorgos Kaminis, attraverso una conferenza stampa, ha denunciato il tentativo di alcuni manifestanti di entrare all'interno del Municipio, attacco poi respinto prontamente dalle forza dell'ordine. Tuttavia non solo Atene è stata al centro della collera e della furia dei manifestanti, infatti altri scontri si sono registrati anche in altre città come a Volos dove sono stati dati alle fiamme il Comune e l'agenzia dell'entrate.
Nonostante ciò, nella nottata, nel Parlamento greco, il piano di austerità è stato approvato con 199 voti favorevoli e 74 contrari su 300 votanti. In quest'ottica le decisioni che erano state deliberate dal governo Papademos nei giorni scorsi, si sono trasformate in legge e permetteranno alla Grecia di ottenere un prestito di 130 miliardi di euro dalla Troika e quindi di poter pagare circa 14.500 milioni di debito in scadenza nel prossimo mese. Il ministro delle finanza greco Eleftherios Venizelos aveva dichiarato sempre nella giornata di ieri che tra il "male" e il "peggio" bisogna scegliere il male, proprio per evitare che il paese possa evitare di avvicinarsi sempre più al default che potrebbe avere effetti molto negativi all'interno della società. Un copione, quello del ministro delle finanze, che è stato ormai recitato troppe volte. Dinanzi ad una crisi che è stata creata non dai cittadini ma da coloro che  governano il paese, l'esecutivo chiede lacrime e sangue per far ristabilire l'equilibrio finanziario. Tanto che importa delle persone che andranno a finire per strada schiacciate dai debiti? A chi interessa della sorte dei migliaia di imprenditori che non potendo sostenere più il costo dei tassi troppo elevati saranno costretti a dichiarare il fallimento? Cosa interessa delle persone che perderanno il posto di lavoro?
Il piano di austerità infatti contiene delle misure davvero drastiche che, se da un lato secondo il presidente Papademos porteranno la Grecia ad una crescita a partire dal 2013, dall'altro porteranno sempre più le famiglie greche verso la povertà reale. Il pacchetto delle misure che è stato approvato porterà ad una radicale riforma del lavoro che colpirà soprattutto gli strati più deboli della società ellenica. Tra le misure adottate vi è la riduzione del 20% del salario minimo garantito,  taglio delle pensioni e riduzione della spesa pubblica che colpirà la difesa, gli ospedali e le autonomie locali. Tuttavia la misura più dura e che sarà applicata da subito è quella che prevede il licenziamento di 150mila dipendenti pubblici.
Quello che è accaduto in Grecia deve far riflettere sulla pericolosità di un governo formato da tecnocrati. Le amministrazioni governative costruite per far l'interesse degli istituti bancari internazionali, con uomini che appartengono ai poteri forti delle banche, vedi Papademos in Grecia e Monti nel nostro paese, possono essere molto pericolosi per la cittadinanza, poiché sottraggono a quest'ultima tutta la sovranità che gli compete per far si che si possa invece salvaguardare il sistema finanziario a cui poco interessa delle problematiche reali a cui le manovre e le decisioni di questi governi conducono. Ai tecnocrati a cui sono affidati i governi dei paesi a rischio default, poco interessa dell'economia reale del paese che amministrano. A tali persone importa solo che gli indicatori dei mercati finanziari possano variare in positivo per far si che si possa ottenere la fiducia sui mercati finanziari internazionali e permettere alle banche di imporre la propria autorità in ambito della comunità internazionale, per salvaguardare i propri interessi, che sono molto più importanti rispetto a quello di migliaia di cittadini.

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