venerdì 10 febbraio 2012

Le basi per un buon governo non sono l'imposizione fiscale e i tagli alla spesa pubblica


Volendo giudicare l'operato del governo Monti fino ad oggi, i giudizi che ne derivano sono molto negativi. Ma la questione è come cercar di giudicare l'operato dell'esecutivo e quali sono le condizioni che si pongono alla base di un buon governo?
Fondamentalmente un governo quando viene istituito si pone degli obiettivi e degli scopi da raggiungere per mirare al miglioramento, inteso come progresso e raggiungimento quindi del bene comune. Nel caso dell'amministrazione Monti però bisogna subito prendere in considerazione un fattore, che poi è la base principale dell'opposizione politica che la Lega e l'Italia dei Valori stanno imputando ai tecnocrati di palazzo Chigi. Tutti sanno che alla base di questo nuovo governo non c'è stata volontà popolare espressa attraverso il voto, strumento fondamentale in una Democrazia attraverso la quale il popolo può esercitare la propria sovranità. Monti, fatto senatore a vita dal Presidente della Repubblica, ha sostituito il governo dei "bunga bunga" che espressione di quel "berlusconismo" che  ha condotto il nostro paese sempre più verso la rovina.
Con tutte le considerazioni che possono essere fatte, Mario Monti come si sa è uomo della Goldman Sachs, potente istituto finanziario che è causa di quella speculazione finanziaria esercitata sui mercati e che porta ad un potere assoluto esercitato dalle banche nei confronti dei governi, che per ottenere la fiducia dagli investitori internazionali, devono sottoporsi alle minacce della Troika (Ue,Bce,Fmi) e quindi deliberare misure anche impopolari.
Su queste basi si può costruire una critica nei confronti della direzione politica Monti, che fino a questo determinato momento ha dimostrato di badare più agli interessi degli speculatori finanziari che a quello della nazione. La politica economica del premier si potrebbe sintetizzare in un incremento dell'imposizione fiscale e nel taglio alla spesa pubblica. A questo inoltre si deve aggiungere la questione sulla modifica dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori per beneficiare invece gli interessi delle imprese. Ciò mostra che fino a questo determinato momento, seppur attraverso un analisi generale dell'operato del Presidente del Consiglio, il governo si è mosso per far variare positivamente quegli indicatori dei mercati finanziari, quali il famoso "spread", che non rientrano in nessun modo nell'economia reale di un paese, che prende invece in considerazione la produzione di beni e servizi di cui tutti possono usufruire e che portano ad un benessere collettivo che corrisponde poi al bene comune all'interno di una società.
In quest'ottica, mettendo sul banco degli imputati l'esecutivo Monti, si può dire che se buon governo significa  efficienza nell'operare per la tutela degli affari pubblici e quindi per l'utilità e la prosperità degli strati sociali, allora la conduzione del signor Monti fino a questo determinato momento si è rivelata tossica per la maggioranza dei cittadini italiani. Quando si parla di crescita e sviluppo si sta facendo demagogia, poiché a nulla servono le manovre e le misure deliberate dal governo se queste non fanno altro che portare le famiglie ulteriormente ad indebitarsi e a perdere il potere d'acquisto. A questo si aggiunga la produzione zero e la disoccupazione, che significano in un termine solo recessione.
Sicuramente questa non è la sede adatta per arrivare a dei risultati finali che possano o meno condannare l'attuale governo, ma un principio fondamentale che bisogna ricordare è che il fattore fondamentale che davvero può portare ad un avanzamento, sia delle istituzioni politiche che della società, è il progresso. Quest'ultimo inteso inoltre come miglioramento ed evoluzione positiva sia degli istituti politici che della società, affinché si possa raggiungere quel bene comune che da solo basterebbe alla ripresa ed al riscatto politico,sociale,economico e culturale del nostro paese.

0 commenti:

Posta un commento